Le gioie del matrimonio (parte settima)

Nel suo portafoglio aveva una bella somma risparmiata nel tempo. Era parsimoniosa per natura e Giuseppe non era mai stato avaro con lei. I suoi pasti quando il marito era in viaggio erano stati frugali, come quelli di cui le donne si accontentano, quando la loro famiglia è lontana, in particolare i loro uomini. A mezzogiorno salì nel vagone ristorante e ordinò un pasto ricco a base di insalata di pollo, asparagi e gelato al pistacchio. Gli uomini nel vagone ristorante la guardarono con aria pensierosa e con apprezzamento. Poi, il loro sguardo cadde sull’anulare della sua mano sinistra. Se ne accorse e decise che doveva rimuovere ogni traccia del matrimonio. Prese la vera e la lasciò cadere nella borsa. Ma la sua mano era così strana, così insolita, così nuda, che si era ritrovata a infilarsi di nuovo l’anello e il suo pollice lo cercò con gratitudine.

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Le gioie del matrimonio (parte sesta)

San Donato sarebbe stata la loro casa. Affittarono una comoda casa di sette stanze in un confortevole quartiere borghese e Annamaria si tolse i turbanti di velluto rosso e andò a indossare dei cappellini. Giuseppe le comprò un pianoforte il cui suono era così buono che al suo orecchio, abituato alle dissonanze metalliche dello strumento che usava al teatro del Gatto, suonava stonato. All’inizio suonò molto, ma inconsciamente le mancava l’acuto scroscio di applausi che seguiva la sua esibizione pubblica. Suonava un pezzo, brillantemente, e poi le sue mani cadevano in grembo. E il silenzio del suo salotto le risuonava nelle orecchie. Era meglio la sera, quando Giuseppe era a casa. Cantava, con la sua voce gutturale e potente da tenore, con l’esperto accompagnamento di Annamaria.

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Le gioie del matrimonio (parte quinta)

Annamaria aveva ventidue anni, quando Giuseppe Identici, durante il suo primo viaggio ad Ascona per il negozio di alimentari all’ingrosso che rappresentava, vide per la prima volta il suo profilo e sentì la sua abile manipolazione dei tasti. Giuseppe aveva il senso del ritmo e un grande amore per la musica. Aveva anche una voce da tenore potente, di cui era piuttosto orgoglioso.
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Le gioie del matrimonio (parte quarta)

Quando la signora di Giuseppe Identici era Annamaria Barale, aveva suonato il pianoforte, pomeriggi e sere, nell’orchestra del teatro del Gatto in Ascona. Non c’era nemmeno una traccia di genialità in lei, ma c’era un qualche fuoco particolare e molto era dovuto alla sua origine catanese. Il che significava che non aveva mai bisogno di una prova quando suonava al teatro del Gatto. Il suo maestro, Nicola Rubicondi, si limitava ad avvicinarsi ad Annamaria prima dell’esibizione del lunedì, con lo spartito in mano, e diceva: “Ascolta, cara. Abbiamo un nuovo giro armonico di cui voglio informarti. Proprio qui… Vedi? Dobbiamo fare così. E poi entra il basso. Capito?”

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Le gioie del matrimonio (parte terza)

Annamaria, in piedi sulla soglia, sapeva sempre che, quando avesse raggiunto l’angolo proprio dove la casa di Schimberni minacciava di nasconderlo alla vista, si sarebbe fermato, avrebbe lasciato cadere il campionario, avrebbe agitato la mano solo una volta, avrebbe raccolto il campionario e proseguito, procedendo all’indietro per un paio di passi finché la casa di Schimberni non avesse mantenuto la sua minaccia. Era una scena comica agli occhi dello spettatore, forse perché un Romeo paffuto offende il senso estetico. I vicini, appostati dietro le tende del salotto, avevano riso dapprima. Ma dopo qualche tempo impararono a cercare quella scenetta e a osservarla, come se li avesse riguardati da vicino. Le mogli i cui mariti avevano da tempo abbandonato gli addii fioriti ne ricavavano un brivido indiretto e guardavano Annamaria con una sorta di invidia.

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Le gioie del matrimonio (seconda parte)

La sua rabbia si fece più profonda e diventò rosso fino alla furia. Soffocava. Era balzato dalla sedia con il tovagliolo in mano. Lo stringeva ancora. Ora lo appallottolò e lo scagliò al centro del tavolo, dove colpì una zuccheriera, ricadde all’indietro e si distese lentamente, con aria di rimprovero. “Tu… tu…”

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Le gioie del matrimonio (prima parte)

Annamaria Identici (era stata Annamaria Barale) osservava suo marito dall’altra parte del tavolo con gli occhi che le bruciavano. Ma Giuseppe Identici era del tutto ignaro di qualsiasi pensiero stesse fumando nella testa della consorte. Era troppo occupato con le sue uova. Come poteva sapere che proprio quelle uova alimentavano la cupa minaccia che arrossava o meglio arroventava gli occhi di Annamaria?

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Scrittori e topi (terza parte)

Ricordai che si era avvicinata cautamente a me in molte altre occasioni nel corso degli anni. Non era in costume; non ho quasi alcun ricordo di quello che indossava. Rammento il modo in cui teneva il libro, stretto al petto, sotto le braccia conserte. Profumava di aria condizionata e di ospedale. Una linea netta e nera, parte certamente di un tatuaggio, spuntava oltre il bordo del suo “cardigan” (o era un cappotto?) e si insinuava lungo la sua clavicola. Mi chiedevo dove andasse a finire, perché fosse lì.

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Scrittori e topi (seconda parte)

“Grazie. Per la pubblicità, per l’amore, per quanto ha stranamente espresso. Lo spavento è stato un bene anche per me, sempre bello ricordare la sensazione che stai cercando di evocare. Dopo il successo de ‘Il cancello’ ci sono state tantissime richieste di interviste. Il mio aneddoto sui topi è stato raccontato un bel po’ di volte. Si è diffuso come la peste. I ‘fan’ ben intenzionati sembravano pensare che fosse un invito a consegnare creature cadaveriche all’ufficio degli editori. Quindi, in realtà sono grato, ma non tanto per gli imitatori.”

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