Un’avventura autunnale (sesta parte)

Mi sentivo davvero infelice, più per il freddo che per le parole della mia vicina. Gemetti piano e digrignai i denti.
Quasi nello stesso momento, sentii due piccole braccia intorno a me – una mi toccò il collo e l’altra si posò sul mio viso – e nello stesso tempo una voce ansiosa, gentile, amica pronunciò la domanda: “Cosa ti prende?”

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Un’avventura autunnale (quarta parte)

La pioggia flagellava incessantemente le travi della barca e il suo lieve picchiettio induceva a pensieri malinconici. Il vento ancora fischiava, mentre scendeva nel fondo martoriato della barca attraverso una fenditura, dove alcune schegge di legno sbattevano l’una contro l’altra: era un inquietante e deprimente suono. Le onde del fiume schizzavano sulla riva e suonavano così monotone e senza speranza, proprio come se stessero raccontando qualcosa di insopportabilmente noioso e pesante, che li annoiava fino al disgusto totale, qualcosa da cui volevano scappare eppure erano obbligate a tollerare lo stesso. Il suono della pioggia si mescolava con i loro scrosci e un lungo sospiro sembrava fluttuare sopra la canoa rovesciata: vi riconobbi il sospiro infinito e laborioso della terra, ferita ed esausta dagli eterni cambiamenti dall’estate luminosa e calda al autunno freddo, nebbioso e umido. Il vento soffiava continuamente sulla spiaggia desolata e sul fiume spumeggiante, soffiava e cantava i suoi malinconici canti…

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Un’avventura autunnale (terza parte)

Intanto, la serata avanzava. La nebbia grigia, ammuffita e fredda si faceva sempre più fitta intorno a noi. Le onde ruggivano con un suono più cupo di prima e la pioggia picchiettava sulle assi di quella cassa, con un rumore più forte e più frequente. Da qualche parte il guardiano notturno cominciò a far scattare il suo sonaglio.

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Un’avventura autunnale (seconda parte)

 

Poco più in là, una canoa restava immobile, rovesciata, con la sua chiglia malconcia e altri due miserabili vecchi alberi erano rigati dal vento freddo: tutto intorno a me era in bancarotta, sterile e morto e il cielo (lo ripeto) scorreva di lacrime che non si asciugavano… Tutto intorno era, insomma, desolato e cupo… sembrava che tutto fosse morto, lasciandomi solo tra i vivi, e che anch’io fossi atteso da una fredda morte.

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