Un’avventura autunnale (settima e ultima parte)

“Vieni, vieni, va bene così, piccolo! Non prendertela! Va bene! Dio ti darà un’altra possibilità… Va bene…”
E continuava a baciarmi… mi dava tanti baci… baci ardenti… e tutto per niente…

Quelli erano i primi baci di una donna che mi fossero mai stati concessi ed erano anche i migliori, perché tutti quelli successivi mi costarono terribilmente cari e in realtà non mi diedero niente in cambio.

“Su, non fare così, buffo che sei! Ci penserò io domani se non trovi posto.” Il suo mormorio sommesso e persuasivo risuonava nelle mie orecchie come se provenisse da un sogno…
Lì restammo sdraiati fino all’alba…

E, quando arrivò l’alba, strisciammo da dietro la barca e rientrammo in città… Poi ci congedammo amichevolmente e non ci incotrammo mai più, anche se per sei mesi cercai in ogni angolo della città quella gentile Giada, con la quale trascorsi la notte d’autunno appena descritta.

Se è già morta – e bene per lei, se così fosse – possa riposare in pace! E, se è viva…, ancora chiedo pace per la sua anima! E che la coscienza della sua caduta non entri mai nella sua anima… perché sarebbe una sofferenza superflua e infruttuosa se si vuole vivere la vita…

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