Anniversari (undicesima parte)

“Questo è bellissimo”, disse la principessa, dopo una pausa, “ma ora devi ballare per me.”
“Sì”, gridarono tutti i bambini, “devi alzarti e ballare, perché sei intelligente come le scimmie berbere e molto più ridicolo.”

Ma il piccolo Nano non si mosse.

E la principessa batteva i piedi e chiamava lo zio, che passeggiava sul terrazzo col camerlengo, leggendo dei dispacci appena arrivati da Piacenza. “Il mio buffo nanetto è imbronciato”, gridò, “devi svegliarlo e dirgli di ballare per me.”
Si sorrisero l’un l’altro ed entrarono con calma e Giorgio Battista si chinò e schiaffeggiò il Nano sulla guancia con il suo guanto ricamato. “Devi ballare”, disse, “la principessa vuole essere divertita”.

Ma il piccolo Nano non si mosse.

“Bisognerebbe mandare a chiamare un maestro della fustigazione,” disse Giorgio Battista stancamente e tornò sulla terrazza. Ma il ciambellano aveva un’aria grave, si inginocchiò accanto al nanetto e gli mise una mano sul cuore. E dopo pochi istanti scrollò le spalle, si alzò e, dopo aver fatto un profondo inchino alla principessa, disse: “Mia bella principessa, il tuo buffo nanetto non ballerà mai più. È un peccato, perché è così brutto che avrebbe potuto far sorridere il re.”
“Ma perché non ballerà più?” chiese ridendo la principessa.
“Perché ha il cuore spezzato”, rispose il ciambellano.

E la principessa si accigliò e le sue delicate labbra a foglia di rosa si arricciarono in una graziosa espressione di disprezzo. “Per il futuro che quelli che vengono a giocare con me non abbiano cuore”, gridò e corse fuori in giardino.

Lascia un commento