Il fascino di un “cavaliere”: intervista ad Emanuele Gaudiano

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Dopo anni di sacrifici e di allenamenti giornalieri, di viaggi e di concorsi, di Grand Prix e World Cup, i risultati si vedono: Emanuele Gaudiano è, infatti, “il principe” dell’equitazione italiana. La sua storia parte da lì, da quella voglia di vincere nata da una passione di famiglia, che da Matera l’ha spinto a conquistare il mondo.

Com’è nata la sua passione per i cavalli?

Quella per i cavalli è una passione di famiglia: ho seguito le orme di mio papà e di mio zio, cultori come me del mondo equestre. Ho iniziato a nove anni a gareggiare, montando sempre cavalli di tutti i tipi, perché mio papà lavorava con i cavalli e così mi ha insegnato. A quindici anni mi sono trasferito e sono andato a vivere nel nord Europa. Lì ho iniziato a fare le mie prime gare internazionali a livello giovanile: ho partecipato a due europei junior e a due europei Young Ride. Ho vinto una medaglia d’argento al mio ultimo europeo Young Rider e dopo nel 2008 sono diventato senior. Da quando ho compiuto sedici anni, ho iniziato a lavorare in scuderia, perché dovevo aiutare mio papà: prima aveva sempre molti cavalieri, dopo io sono cresciuto e sono diventato “il suo cavaliere”.

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Perché si è trasferito all’estero?

Sono all’estero dal maggio del 2005. Ero partito per la Germania per lavorare, per fare un tourdi tre – quattro concorsi. Alla fine non sono più tornato, perché, come tanta gente sa, là è tutta un’altra realtà. Mio papà, mia mamma e mia sorella sono venuti con me fin dall’inizio: questo è molto importante per il sostegno che mi danno e perché della mia famiglia posso sempre fidarmi.

Chi altri l’ha aiutato durante il suo percorso?

A quindici anni ho lavorato con Giorgio Nuti e Gianluca Bormioli: loro due sono stati i miei primi tecnici. Anche se mio padre mi ha insegnato le basi e mi seguiva sempre, loro avevano una grande esperienza e mi hanno dato una mano per iniziare ad affrontare il mondo delle gare. Ero sempre a casa di Giorgio. Invece Gianluca mi seguiva solo in gara, anche se non ci vedevamo tutti i giorni.

 

Com’è il suo rapporto con i cavalli?

I cavalli sono i miei colleghi, quindi devo trattarli bene, a partire dall’alimentazione fino ad arrivare alla ferratura e al modo di lavorare.

Quante ore si allena ogni giorno?

Mi alleno tutti i giorni otto o nove ore, montando dai dieci ai dodici cavalli al giorno. Ogni cavallo richiede una tecnica e un’andatura diversa. Lavoriamo ogni giorno sulla velocità e sulla forza.

Attualmente collabora con qualcuno?

Da sei anni a questa parte ho iniziato a collaborare con Ugo Pisani, che ha una scuderia in Ungheria. Noi compriamo tantissimi cavalli giovani e li portiamo in Ungheria, dove vengono addestrati. Dopo i cavalli migliori vengono trasferiti in Germania nella mia scuderia. Quando hai un collaboratore che ti dà una mano nella scelta e nella preparazione dei cavalli, la strada è un po’ più facile. Ci vuole un po’ più di tempo, ma, secondo me, questa è la soluzione migliore.

Come riesce a conciliare la vita familiare con il suo lavoro?

Io vivo in scuderia: quindi, quando ho due minuti liberi, li passo con i miei figli e mia moglie. Se devo partecipare a una gara, cerco sempre di partire il più tardi possibile per stare più tempo con loro. Mia moglie Henrike ama i cavalli, ama galoppare anche lei e a volte mi seguiva. Ora può farlo di meno, perché, con due bambini piccoli, ha molto da fare!

Qual è il Gran Premio, fra quelli vinti, che ricorda in modo particolare?

Quello organizzato a San Patrignano per il significato che rivestiva, per coloro che lo costruivano, per l’esempio che l’Italia dava al mondo. Peccato non si faccia più!

 

Parlando di Olimpiadi, com’è stata la sua esperienza a Rio?

Ero partito molto motivato, sapendo di avere con me il mio cavallo Caspar, un campione, con il quale ho vinto molti premi. Poi, non è andata come mi aspettavo: il cavallo non ha superato la gabbia per due volte, compromettendo la gara. Comunque questa esperienza è stata fantastica, perché partecipare ad un’olimpiade vuol dire superare dure qualifiche, ciò che ben pochi riescono a fare. Qualificare l’Italia è stata già una grande vittoria.

Quali saranno i suoi prossimi impegni?

Ho appena partecipato con Caspar al Longines Global Champions Tour Roma 2016, ottenendo un ottimo risultato: sono arrivato quattordicesimo su centocinquanta . E’ una gara importante dove ho avuto la possibilità di confrontarmi con i migliori cavalieri al mondo. Ora mi attende il Global a Vienna.

Che cosa consiglierebbe ai ragazzi che vorrebbero raggiungere i suoi livelli?

La mia è una vita dura e difficile. Bisogna fare tanti sacrifici. Un consiglio che posso dare è quello di lavorare e crederci sempre, qualsiasi cosa succeda.

Elena Capuzzi – Daniele Galli

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