Osservazioni sull’art. 11 della Costituzione

Costituzione Art. 11 – Vermi di Rouge

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa della libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

La stesura della nostra Costituzione è avvenuta nei travagliati primi anni del dopoguerra, un periodo in cui il paese doveva essere incoraggiato sia moralmente che materialmente.

Fin dalla sua nascita, la Repubblica si è adoperata per la creazione di un ordinamento mondiale più giusto, che potesse esprimere quei valori fondamentali ritenuti cardini della vita democratica come l’uguaglianza, la libertà, la dignità e il rispetto della persona umana: questi sono i principi a cui si ispira l’art.11, uno dei più importanti della nostra Costituzione.

Esso afferma, infatti, che la nostra Italia condanna moralmente, politicamente e giuridicamente l’utilizzo della violenza armata come strumento di offesa, ossia come mezzo per la risoluzione dei conflitti fra i popoli. In altre parole, la norma vieta le guerre di aggressione volte a colpire l’indipendenza e i territori di altri Stati, con lo scopo di imporre il proprio dominio sulla popolazione per perseguire determinati interessi. In particolare, il ripudio ha origine dalla volontà di relegare in maniera definitiva al passato il terrore, la morte e la devastazione causate dalle due Guerre Mondiali, dalle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki e la disumanità della Shoah.

In ogni caso, l’art.11 non nega l’intraprendere di azioni belliche per legittima difesa, così da respingere attacchi armati che possano mettere in pericolo l’incolumità dei cittadini, dello Stato e dei suoi diritti, sempre però rispettando gli obblighi contenuti nella carta delle Nazioni Unite; perciò, se attaccata, l’Italia ha la facoltà di rispondere con le armi, in quanto Stato non neutrale.

Purtroppo, recentemente, soprattutto con l’avvento del terrorismo islamico, si è radicata nell’opinione comune l’idea che l’articolo non si adegui più completamente ai nostri tempi. Per esempio, gli americani sono convinti che la miglior difesa necessiti di un buon attacco: secondo la loro mentalità, infatti, ciascuna nazione dovrebbe colpire per prima il potenziale nemico, in modo da mettere in atto un meccanismo di autodifesa. Tuttavia, la nostra Costituzione non contempla questo atteggiamento: è importante ricordare che l’articolo 11 è posto nella parte dei “Principi fondamentali”, per cui i vincoli stabiliti da esso non possono che essere giuridicamente rispettati in qualsiasi situazione.

Ma l’articolo 11 fu sempre, effettivamente, applicato in maniera corretta?

Nel 1999, per esempio, il governo D’Alema sostenne la guerra di Clinton in Kosovo per fermare la pulizia etnica praticata dal regime di Slobodan Milosevic nella regione a maggioranza albanese.

In quel caso l’articolo fu rispettato nella forma, ma non nella sostanza: l’appoggio al governo amico, in effetti, fu indiretto in quanto l’Italia lasciò che i soldati americani utilizzassero come punto d’appoggio le proprie basi aeree e non intervenne direttamente con le proprie truppe.

L’articolo mostra, inoltre, la via attraverso la quale raggiungere la pace e la giustizia nei rapporti internazionali e promuove le organizzazioni impegnate nella realizzazione di questi valori nel mondo e la collaborazione fra gli Stati.

Per di più, esso fu scritto e pensato anche per consentire l’adesione dell’Italia all’ONU, avvenuta nel dicembre del 1955, che richiedeva come condizione essenziale la dichiarazione dello Stato di “amante della pace”. L’ONU, costituitosi ufficialmente il 24 ottobre 1945 sulla disciolta Società delle Nazioni, effettivamente, si è posto come compito principale quello di garantire alle varie nazioni la pace, il progresso della democrazia e l’affermazione del rispetto per i diritti e le pari dignità di tutti i cittadini, anche se questa “missione” non è ancora stata pienamente realizzata in quanto molte persone lottano ancora per ottenere tutto ciò.

L’articolo ha poi legittimato la firma del trattato di Roma nel 1957, che ha portato alla nascita della Comunità Economica Europea (CEE), e la sottoscrizione del trattato di Maastricht del 1992, istitutivo dell’Unione Europea.

Fortunatamente, ormai da anni l’Italia partecipa a missioni di pace internazionale decise dall’ONU, mediante il proprio esercito, con lo scopo di difendere valori ritenuti universali. La pace è quindi posta come bene supremo.

L’articolo 11, dopo l’ingresso nell’Unione Europea, non ha subito modifiche al contrario delle costituzioni di altri Stati membri.

Per concludere, è importante infine rammentare che le azioni di forza non dovrebbero mai essere intraprese unilateralmente, ma sempre facendo capo a un’organizzazione internazionale.

Chiara Musian

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