Maledetta Apocalisse (VIII parte)

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“Siete gli unici ad essere qualificati… tuttavia non posso mandarvi tutti e quattro. Se per disgrazia non doveste tornare, io non saprei più come addestrare altri ricognitori, quindi almeno uno di voi dovrà rimanere qui”, disse il professore.

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Maledetta Apocalisse (V parte)

OCCHI DI RAGAZZA web

 

La mattina seguente, albeggiava: la rugiada bagnava i fili d’erba verdi e il cielo era azzurro e limpido… almeno, questo probabilmente stava avvenendo in superficie: nella città sotterranea gli abitanti si erano limitati ad alzarsi, quando la luce artificiale, che sfruttava l’energia solare e funzionava con gli stessi orari di quella naturale, si accese. Fu svegliata da un raggio anche la ragazza, che subito serrò il pugno per non perdere il proiettile, che teneva sempre tra le mani, mentre dormiva, e che mise in una tasca dei pantaloni.

“Buongiorno”, disse una voce arzilla e un poco nasale.

La ragazza di scatto si voltò spaventata, pronta a sferrare un altro pugno verso il ragazzo appoggiato allo stipite della porta.

“Wow, calma!” la tranquillizzò lui: “sei al sicuro qui, come ti chiami?”

“Sept – che posto è questo?” rispose lei con distacco e diffidenza, abbassando però il pugno.

“Sept? Che razza di nome è?” chiese stupito il ragazzo, andandole cautamente più vicino.

“Sono nata a settembre e mi chiamo Sept – che posto è questo?” chiese nuovamente, ora con maggiore insistenza.

“Bene, Sept; come ti dicevo, qui sei al sicuro. Questa è una città sotterranea: siamo scampati così all’apocalisse, rifugiandoci qua sotto come talpe e mandando talvolta esploratori in avanscoperta a soccorrere qualche altro sopravvissuto… come nel tuo caso” spiegò il ragazzo: “Comunque piacere, sono Fil”, concluse porgendogli la mano.

“Come mi avete trovata?” chiese Sept con tono rattristato.

“Giacevi sul sentiero, eri disidratata: perciò, io e Sam ti abbiamo portata qui. Perché eri in giro da sola?” chiese, mentre sopraggiunvano anche il professore e Sam.

“Non ero in giro o non sarei stata sola” rispose irritata.

“Su, Filippo, lasciala stare” si intromise il professore: “piuttosto, mia cara, come ti senti?” chiese ancora alla ragazza.

“Fisicamente non ho nulla, anche se ho fame; emotivamente, mi sento uno schifo, grazie” rispose con sarcasmo.

“Samuele, fai il bravo: porta alla signorina del thé con qualche biscotto” ordinò il professore; “Suppongo che non ci siano molti modi per aiutarti dal punto di vista emotivo. Per ora mangia; ti mostreremo, poi, Neue Sonne” concluse il professore.

“Il fondatore era di origine tedesca” si intromise, spiegando, Sam.

Sept annuì senza proferire parola; le venne portato poi il thé e, una volta che fu lasciata sola, mangiò con stupefacente compostezza.

Dopo aver finito la colazione, Sept venne accompagnata dai due ragazzi a vedere la città: era effettivamente grande, spaziosa, ariosa; non sembrava nemmeno di essere sotto terra, ma semmai di essere fuori, all’aria aperta, col sole di primavera; solo l’odore di umido che invadeva tutto ricordava agli abitanti dove fossero rintanati.

“Allora, Sept, come sei arrivata a quel sentiero?” chiese lungo la strada Fil.

Sept abbassò lo sguardo tristemente.

“Oh… scusa” disse mortificato: “non volevo”.

Matilde Nuti