Marco uscì di casa, essendo tutti all’oscuro; quando tornò, la mamma lo sgridò affinché imparasse la lezione. Il bambino, davvero pentito, stava per piangere, così la genitrice, temendo di aver esagerato, cercò di consolarlo.
Marco
Brevissimae Fabulae Savonenses XXXV
Olim, Marcus in mari natat et a pisci mordetur. Homo iratus piscem vult comprehendere, manum in aquam ponit, sed iterum mordetur; tunc in aquam cibum venenatum abicit.
Rideamus igitur VII
Centurio quidam coram militibus contionem habet: “Patria est mater nostra”.
Il sogno americano a diciotto anni: recensione a “L’estate addosso”
L’estate addosso
(Italia – Stati Uniti d’America; 2016)
Regia: Gabriele Muccino
Soggetto: Fausto Brizzi, Marco Martani
Sceneggiatura: Gabriele Muccino, Dale Nall
Produttore: Marco Cohen, Fabrizio Donvito, Benedetto Habib
Produttore esecutivo: Ferdinando Bonifazi
Fotografia: Paolo Caimi
Montaggio: Valentina Brunetti
Musiche: Jovanotti
Scenografia: Paul Blanchard, Doni MCMillan, Anca Rafan
Cast: Brando Pacitto (Marco); Matilda Lutz (Maria); Taylor Frey (Matt); Joseph Haro (Paul); Timothy Martin (Ken); Jessica Rothe (Jules); Tatiana Luter (Amy); Laura Cayouette (madre di Paul); Scott Bakula (padre di Paul); Guglielmo Poggi (Vulcano).
L’estate addosso è un film costruito su equivoci terminologici, così come lo è, in genere, l’ultima generazione, quegli stessi ragazzi e ragazze che non sanno distinguere propriamente tra libertà e anarchia, tra amore e sesso, tra amicizia e conoscenza. E’ questa spesso descrivibile come una generazione di superficiali e di finti profondi, che perdono il proprio tempo tra shottini e risate a buon mercato, nell’idea che il tempo vada vissuto adesso, come se Orazio avesse pensato al carpe diem come ad un’esortazione a fregarsene del futuro e ad esistere solo in modo epidermico, perdendo se stessi con la massima tranquillità, perlomeno fino alla prossima volta.