Intervista semiseria a Beatrice

 

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– Buona sera, amici telespettatori! In diretta da Santi e Beati, intervisteremo in esclusiva l’unica donna veramente amata di Dante. Ben arrivata, Beatrice. Questa sera vorremmo chiarire con lei i segreti del suo rapporto col poeta. Ma cominciamo per ordine e ci dica: come si trova qui in Paradiso?

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A proposito di un allestimento del “Falstaff”: quando tutto nel mondo è burla

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Falstaff è l’ultimo lavoro di Giuseppe Verdi (il quale, dopo una vita dedicata alla tragedia musicale, riscopriva così la leggerezza dell’opera comica); il libretto, articolato in tre atti, è di Arrigo Boito che durante la stesura si ispira liberamente a Le allegre comari di Windsor di William Shakespeare. La sua prima rappresentazione avviene alla Scala di Milano il 9 febbraio 1893.

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Ho ritrovato il mio amico a Dachau (terza e ultima parte)

Ma le sorprese non finirono qui. Nel 2011 con la mia famiglia durante un viaggio in Baviera andammo a visitare il campo di Dachau: era una splendida giornata di primavera, ma, appena avemmo superato il cancello, un silenzio gelido ci avvolse.

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Ho ritrovato il mio amico a Dachau (seconda parte)

Paesaggio del Comune di  Moasca (AT)

Intanto gli anni passavano: il regime fascista, che aveva un distretto proprio a Moasca, teneva d’occhio la famiglia di mio nonno, perché il fratello maggiore era arruolato nell’esercito, ma non aveva voluto far parte delle “Camicie nere”.

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Ho ritrovato il mio amico a Dachau (prima parte)

Dachau 11 dicembre 1943

Nella fredda stagione d’inverno

fra il ghiaccio, la neve, il gelo

Demoni dannati d’inferno

ci faceste sempre lavorar

innocenti ci avete puniti

con ferri palo e prigionieri.

Più vigliacchi non c’é paragone

nel far soffrire così un prigioniero

al palo crudele martirio

con le mani di dietro legate

colla punta di piedi sollevati

per due ore durava il soffrir.

Abbiamo visto una triste volta

trecento amici al palo maledetto

baionette in canna puntate

chi si muove ferito sarà.

Tedeschi di razza galera

Vigliacchi feroci balordi

ci frustaste al par di animal

Maledetta razza brutal

Gente infame senza cuore.

Per sei giorni mi desti solo un pan

con un rancio rifiutato dai cani

Siete stati con noi disumani

con voi sempre l’odio si avrà

Al lavoro ci avete portati

peggio ancor di schiavi venduti

a piè scalzi affamati e abbattuti

senza avere alcuna pietà.

Cara patria chissà se faremo ritorno?

Quando finirà il nostro soffrir?…

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Alcune riflessioni a proposito del 27 gennaio

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Il 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria, a ricordo della Shoah, lo sterminio programmato delle popolazioni ebraiche di tutta Europa. Attraverso la rievocazione degli Ebrei uccisi dal Terzo Reich, a causa del più ostinato, ossessivo e folle dei piani di Hitler, ricordiamo anche tutte le altre vittime del nazismo. Questa ricorrenza non è un semplice omaggio alle tante vite sacrificate ingiustamente sull’altare della razza perfetta, ma deve essere un monito imperituro contro l’odio, affinché questi eventi terribili possano continuare a vivere nelle menti di tutti gli uomini e affinché ciò possa impedire il ripetersi di tragedie simili.

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A proposito della celebrazione istituzionale del “Giorno della Memoria”, svoltasi giovedì 26 gennaio 2017 nell’aula consiliare della regione Liguria a Genova

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La seduta solenne del consiglio regionale, dedicata al Giorno della Memoria svoltasi giovedì 26 gennaio 2017 alla presenza del presidente del consiglio regionale Francesco Bruzzone, è stata particolarmente toccante soprattutto quando Anna Foa, già docente di storia moderna all’Università “La Sapienza” di Roma e poi visiting professor alla “Hebrew University” di Gerusalemme, autrice di numerosi saggi e trattati soprattutto sul genocidio ebraico e sulla lotta contro la stregoneria in Europa, ha ricostruito in aula le condizioni in cui le donne vivevano nei campi di sterminio, in particolare nel lager femminile di Ravensbruck e ad Auschwitz, dove esse diventarono cavie di sperimentazioni mediche. Foa ha puntualizzato che vittime dello sterminio non furono solo ebrei, ma anche slavi, comunisti e rom, in omaggio al folle progetto di pulizia etnica che i nazisti volevano attuare.

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A proposito del Convegno Nazionale della Stampa Studentesca (Alessandria): la terza giornata di lavori (3 dicembre)

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In un’ultima affollatissima giornata di lavori, quella del 3 dicembre, a chiudere il convegno nazionale è intervenuto Roberto Cotroneo, alessandrino doc, editorialista e inviato all’Espresso tra il 1985 e il 2003, poi collaboratore anche di Panoramal’UnitàIl Sole 24 Ore, dove per quasi due anni ha scritto sulla pagina domenicale. Già conduttore della Mezzanotte di Radio Due e de La 25ª Ora su La7, dopo aver pubblicato numerosi libri (si segnalino Se una mattina d’estate un bambino (Lettera a mio figlio sull’amore per i libri) del 1994, Presto con fuoco del 1994, poi premiato col Campiello, L’età perfetta del 1999 che si aggiudica il premio Fenice-Europa, fino ad arrivare ai più recenti Betty del 2013 e Il sogno di scrivere del 2014), attualmente tiene una rubrica settimanale sul Corriere della Sera e dirige la Scuola Superiore di Giornalismo dell’Università Luiss a Roma.

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Pogare: la libertà del “normale”

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Molti nemmeno conoscono bene il significato del termine pogare. Si tratta di un’azione che prevede, durante un concerto di genere rock e prevalentemente metal, che gli spettatori si radunino in un gruppo, solitamente poco distanti dal palco, e si diano tante, piccole, intense spinte, utilizzando la porzione di braccio compresa tra la spalla e il gomito; una variante di quello che volgarmente si dice “pogo” è lo stump, che appare simile per modalità al primo, ma con la variante che ci si può spingere anche facendo pressione con i pugni. Alcuni decidono anche di fare il surfing crowd, che tradotto letteralmente significa fare il surf sulla folla: i fan, in questo caso, sollevano un individuo, che ovviamente è d’accordo, e lo fanno passare, reggendolo, sopra le loro teste. Infine, quando in un concerto la musica è assente o quasi, è tradizione che gli spettatori si dilettino nel wall of death, per cui coloro che stanno pogando si dividono in due gruppi lasciando tra di loro un corridoio vuoto che, al riprendere della musica, si riempie nuovamente di persone, all’improvviso.

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A proposito dell’opera lirica contemporanea: impressioni sullo spettacolo teatrale “Notte per me luminosa”

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Il siciliano Marco Betta, attualmente insegnante di composizione al conservatorio di Palermo e già direttore del teatro Massimo (1994-2002), è autore di musica operistica, per orchestra, da camera e anche da film: le sue opere, che mescolano sonorità tradizionali siciliane e tecniche contemporanee (come il minimalismo e il neotonalismo) sono realizzate in Italia e in tutta Europa. Una delle sue ultime realizzazioni è Notte per me luminosa, una vera e propria opera lirica che prende spunto dal Furioso di Ariosto nel cinquecentesimo anniversario della sua prima edizione, diretta da Italo Nunziata. Il libretto è stato scritto da Dario Oliveri, anch’egli palermitano, direttore artistico dell’Associazione Siciliana Amici della Musica fin dal 1996 e professore di Storia della Musica Moderna e Contemporanea e Teatro Musicale per l’Infanzia presso l’università di Palermo.

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