Ed ecco che, tra le confessioni personali, emerge una dichiarazione di poetica bell’e buona, introdotta in termine di un argomento ad absurdum: il protagonista intende dire che potrebbe essere come tutti gli altri rapper e trattare dei loro argomenti preferiti (i soldi e la droga), ma lui ritiene di essere diverso (“Potrei parlare di soldi e di droga fuori dagli schemi,/ ma alla fine cosa ti resterebbe di me?”, vv. 33-34). Al pubblico, alla fine, qui apostrofato con la seconda persona (l’interlocutore senza nome dell’inizio), non resterebbe niente di lui, o perlomeno niente di vero.
De musica et aliis remediis
La depressione vista da un “rapper”: analisi di “Fuori luogo” di Mr Rain (terza parte)
La seconda parte del ritornello è strutturata, invece, su espressioni metaforiche che insistono sul campo semantico della fotografia, evocata da subito al v. 22 (“frammenti di una foto”), poi ripresa al v. 25 là dove si parla di “un ricordo fuori fuoco”. Il fatto che la voce poetica parli al plurale (“siamo”, v. 22) non deve ingannare: sta parlando ancora di se stesso, anche se teme che ciò che sta dicendo possa valere per tutto il genere umano. L’idea di fondo è che ciascuno soffre di una distonia, di un disequilibrio: potremmo anche cercare di ricondurci ad unità, così da ricostruire noi stessi, ma la verità è che siamo a pezzi e lo resteremo per sempre, nell’attesa che un ricordo, il nostro passato, possa farci tornare a vivere “completi” e “interi”.
La depressione vista da un “rapper”: analisi di “Fuori luogo” di Mr Rain (seconda parte)
Nella successiva quartina (vv. 5-8), il protagonista continua a sostenere il proprio ruolo di uomo maturo: “conosco” (v. 5) corrisponde a “ho capito” (v. 3), una sorta di variatio in anafora. Dopo aver parlato in generale, stavolta, però, mostra di aver compreso chi ha davanti, o perlomeno di aver capito la tipologia di carattere del suo interlocutore.
La depressione vista da un “rapper”: analisi di “Fuori luogo” di Mr Rain (prima parte)
Fuori luogo è una canzone che parla di dolore e profondo disagio. Il protagonista, facilmente identificabile con l’interprete, il giovanissimo Mr Rain, sembra affetto da un potente complesso di inferiorità, il che spiega come mai egli si senta sempre, appunto, fuori luogo, diverso cioé da come gli altri si aspettano che lui sia (“scusa se non sono quello che volevi”, v. 10, dice rivolto al suo interlocutore, che, tuttavia, non si capisce se sia la donna amata o un amico o chiunque altro).
A proposito della musica “rap” come scuola di violenza
È giusto che la musica “rap” tratti temi violenti, oppure questi ultimi dovrebbero essere censurati? Una notizia degli ultimi giorni fa riflettere su questo argomento. Lo scorso 19 gennaio, a Milano e a Sondrio, sono stati arrestati due cantanti molto in voga tra i giovanissimi: il rapper Baby gang, pseudonimo di Zaccaria Mouhib, e Amine Ez Zaaraoui, conosciuto come Neima Ezza, con Samuel Matthew Dhahri, detto Samy, accusati di una serie di rapine commesse tra Milano e Vignate tra maggio e luglio dell’anno scorso.
Quando Ultimo non può che “cascare nei tuoi occhi” (terza parte)
Il rischio di essere ferito e quindi di soffrire è talmente preoccupante che la voce poetica se ne astiene: preferisce, alla fine, perdere l’occasione, perché altrimenti quella potrebbe essere una circostanza di solo dispiacere.
Quando Ultimo non può che “cascare nei tuoi occhi” (seconda parte)
La seconda sestina (vv. 7-12) incomincia nuovamente con l’espressione del desiderio, che ora sappiamo essere solo un desiderio e nient’altro, della voce poetica: quest’ultima fantastica sulla possibilità di servire il caffè alla fidanzata (“un caffé caldo”, v. 8, espressione di uso comune riscattata dall’uso del nesso allitterante che collega a queste parole anche “sul tuo comodino”, v. 7), vederla svegliarsi e poi fingere di dormire – probabilmente per spingere il fidanzato a raggiungerla ancora una volta sotto le coperte. L’atmosfera della mattina è dunque divertente e gioiosa come quella della sera: la amata, nei sogni della voce poetica, si comporterebbe ancora una volta come una ragazzina spensierata, tutta presa dal momento, non di certo preoccupata o ansiosa.
“Adelhaidis” (“Heidi” – Elisabetta Viviani)
Heidi, il tuo nido è sui monti.
Heidi, eri triste laggiù in città.
Accipicchia, qui c’è un mondo fantastico,