I compiti autentici secondo Mario Castoldi (seconda parte)

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La classificazione delle prove di verifica e il caso delle prove di competenza.

Componenti chiave di una prova di verifica sono la presentazione di uno stimolo allo studente così da accertare i suoi apprendimenti e l’analisi della sua risposta (come fa ad esempio B. Vertecchi, Manuale della valutazione. Analisi degli apprendimenti, Roma, Editori Riuniti, 1984): gli stimoli possono essere aperti o chiusi a seconda della libertà consentita all’alunno, così come le risposte che sono più o meno prevedibili.

Sulla base di questi parametri, si isolano dunque le prove non strutturate (lo stimolo è libero e la risposta non predeterminabile, come nella classica traccia che inizia con l’espressione: “Parla di…”), quelle strutturate (lo stimolo costringe lo studente ad una risposta fissa, come capita nei test a scelta multipla), quelle semistrutturate (lo stimolo prevede un numero limitato di gradi di libertà, ma la risposta non è completamente predittibile, come nella proposta di un tema scritto, che, però, va realizzato rispettando alcuni vincoli, ad es. strutturali) e le cosiddette pseudo-prove (nelle quali, contraddittoriamente, lo stimolo è aperto, ma la risposta è chiusa, come quando l’insegnante sviluppa un tema e l’alunno si limita ad annuire).

Una prova, poi, sarà più o meno valida (se la prestazione richiesta dallo stimolo corrisponde all’apprendimento che essa vuole accertare) e più o meno attendibile (se la valutazione resta più o meno costante a prescindere dal momento in cui essa avviene o dall’insegnante che la effettua). Nel caso di una prova di competenza, perché essa sia valida, deve possedere le caratteristiche del compito autentico, cioé deve accertare non solo ciò che l’alunno sa, ma ciò che sa fare con ciò che sa. Quanto all’altro parametro, è naturale che una prova strutturata è da considerarsi la più attendibile – tuttavia, va aggiunto che quella aperta, richiedendo una prestazione complessa e un alto grado di rielaborazione, meglio si adatta a questo contesto.

Tipologie di compiti autentici.

E’ possibile distinguere tra compiti autentici focalizzati e estesi, a seconda che siano, rispettivamente, rivolti a uno o più traguardi di competenza. Poiché questi ultimi sono complessi, è preferibile utilizzare nella pratica più la prima categoria, perché questa scelta rende di sicuro più rigorosa la costruzione della prova. Al più l’insegnante può distinguere tra un traguardo focus, che va messo in primo piano, e altri correlati, da porre piuttosto sullo sfondo.

Si può anche discernere i compiti autentici disciplinari da quelli trasversali, quando il traguardo di competenza messo alla prova è pluridisciplinare. A questa seconda categoria sono ascrivibili le competenze chiave europee, come richiamata nel testo delle Indicazioni nazionali 2012 per il primo ciclo di istruzione, o quelle per la cittadinanza attiva proposte per il primo biennio del secondo ciclo nel regolamento sull’obbligo scolastico del 2007.

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