Tutto “Uomini e Donne” dalla A alla Z

 

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Quando si dice “Uomini e Donne”, si parla di un programma tra i più longevi della televisione italiana: attualmente, è sicuramente il più vecchio, visto che, pur tra cambiamenti e rivoluzioni, è arrivato alla ventesima edizione. La prima puntata è andata in onda, infatti, il 16 settembre 1996. Nel tempo, sulla base dei suggerimenti che le venivano dal pubblico e delle sue intuizioni, la ideatrice e conduttrice Maria De Filippi ha costruito diversi “format”, imponendo all’attenzione di milioni di telespettatori la sua creazione, di anno in anno diversa, e lasciando una traccia indelebile anche nello stesso lessico italiano (parole ormai strausate, tanto da entrare nel vocabolario dell’Accademia della Crusca, come “tronista”, “esterna”, “corteggiatore”, ne sono un esempio).

Il programma, nato da una costola di “Amici”, era concepito in origine come un “talk-show” spettacolare dove una coppia raccontava la propria storia davanti al pubblico, così da stimolare la discussione: un “format” molto semplice che doveva in parte qualcosa anche al successo di “Aboccaperta” di Gianfranco Funari e che metteva a confronto non però due squadre di opinionisti, come nell’originale, ma il racconto di una storia e il pubblico parlante, come rappresentazione televisiva di quello a casa. Ad un certo punto, poco prima che il successo abbandonasse il titolo, la De Filippi ha trasformato “U&D”, un po’ alla volta, in un “dating show”, un programma cioé dove si va a cercare un fidanzato o una fidanzata. Da esperimenti del genere la televisione italiana è stata attraversata per anni: “Il gioco delle coppie” che aiutava la formazione di una coppia sulla base di affinità ideali è andato in onda quasi ininterrottamente dal 1985 al 1994; per due anni la Rizzoli, proprietaria di Rete 4, produsse “M’ama non m’ama” (1983-1985), costruito sempre sulla dualità tra cacciatori e prede di entrambi i sessi; “Colpo di fulmine”, più recentemente dal 1995 al 1999, prevedeva che il conduttore cercasse, per un concorrente, un possibile “partner” che poi veniva invitato ad un appuntamento al buio.

Insomma, il genere è stato negli anni frequentato e ancora oggi il “format” di “Uomini e Donne”, seppure con qualche piccola variazione, ha qualche emulo anche sulle televisioni concorrenti, segno che la tv può essere una agenzia matrimoniale che funziona a tutti gli effetti (e, del resto, un’altra compagna di Maurizio Costanzo, Marta Flavi, ha condotto un programma proprio con questo titolo dal 1989 al 1996). Cosa ha dunque di particolare “Uomini e Donne”? Il meccanismo della trasmissione nella sua versione più “classica” (alla quale più recentemente s’è aggiunta una per tutti gli “over” 30) prevede che un cosiddetto tronista sia corteggiato da un gruppo di ragazze (o viceversa una tronista da un gruppo di ragazzi), tra le quali sceglierà, alla fine del suo percorso, la sua “donna ideale”, con la quale, se entrambi vorranno, potrà nascere una storia. Fino a qui, niente di diverso da quello che, seppure in tempi più brevi, capitava negli altri “dating show”, in cui, in effetti, interessava più che l’amore in sé e per sé il “game” che poteva condurvi.

La diversità della trasmissione defilippiana sta piuttosto nel fatto che il corteggiatore o la corteggiatrice può fingere un interessamento fino alla fine e poi magari rifiutare la proposta del tronista accalappiato. Finì così la prima volta che il meccanismo entrò in funzione: nel lontano 2002 Costantino Vitagliano, poi diventato proprio per questo motivo popolarissimo nei primi anni 2000, finendo per arrivare perfino al cinema seppure con modesti risultati, rifiutò di essere scelto dalla tronista del momento, Lucia Pavan (che naturalmente nessuno ora ricorda). Negli anni, la dinamica del “sei vero/ sei falso”, declinata per tutti i corteggiatori, ha assicurato, come sempre succede in televisione alle antinomie semplici (pensiamo ad es. al “rock/ lento” di Celentano…), un certo successo alla trasmissione, che ha visto alternarsi, come nella migliore tv targata Costanzo, ragazzi di bell’aspetto e belle speranze tirati fuori dalla strada e personaggi televisivi di un certo richiamo, giovani e al momento “single” (Giorgio Mastrota, Alessia Fabiani, diversi ex concorrenti del “Grande Fratello” e così via).

Anche questo è, naturalmente, garanzia di successo: il pubblico, soprattutto quello dei giovani, si può facilmente calare nei panni dei ragazzi in cerca d’amore (e di visibilità mediatica). Il lessico non proprio ricercatissimo usato dai concorrenti (“non mi venire contro”, “ringrazio te, Maria, e il palinsesto”, divenuti poi elementi di parodia in diverse occasioni – imperdibile, per dirne una, l’imitazione portata sul palco di “Zelig” dal duo comico Katia & Valeria, alle prese con dialoghi esilaranti e polemiche pretestuose nella conquista del tronista Claudiano, interpretato da Claudio Bisio), la semplicità dell’atteggiamento della De Filippi, la presenza di opinionisti spesso particolarmente riottosi e pronti anche al turpiloquio (l’ex “vamp” Tina Cipollari è la più longeva) hanno assicurato a lungo la fedeltà del pubblico e un certo ritorno di popolarità per tutti i partecipanti, che, spesso, finiscono per diventare stelline della tv (magari solo per qualche stagione) o almeno ospiti di diverse (e pagate profumatamente) serate in discoteca.

Il segreto, tuttavia, sta forse proprio nella presenza, quasi sempre silenziosa, di Maria De Filippi, una delle presentatrici in questo più abili del panorama televisivo di tutti i tempi: quasi fosse la Verità nel “Secretum” di sant’Agostino, la signora Costanzo non prende quasi mai parte nelle dispute, sovente assurde e scatenate da inezie puerili, tra corteggiatori, tronisti e opinionisti. Al massimo si limita a bonariamente riprendere un protagonista, o in qualche raro caso cerca di farlo “ragionare”. La sua abilità è tale che, anche senza dover apparire a tutti i costi (spesso non è nemmeno ripresa dalle telecamere, una delle ossessioni di diverse sue colleghe), conduce il programma così come vuole (orchestrandolo in modo perfetto, così da ottenere l’effetto che preferisce), senza dare l’impressione di sforzarsi, o di dargli un’impronta, togliendo invece che aggiungere in uno stile che s’adatta perfettamente al suo pubblico, che ascolta, ricorda, collega i fatti, li interpreta come se avesse davanti non una trasmissione televisiva, ma un giallo di Agatha Christie.

Qui è il punto fondamentale di tutta la questione: i sentimenti umani sono labili, ombre di sogni, non sono catalogabili, non sono esprimibili chiaramente – le parole che li definiscono finiscono a loro volta per perdere di significato e i gesti, così come le parole, possono essere finti, non venire dal cuore, essere calcolati. Questo rende così interessante la narrazione di “Uomini e Donne”: l’impalpabilità delle emozioni condivise da tronisti e corteggiatori, spesso amplificate dalle dinamiche televisive, dal desiderio di fare “bella figura” davanti al pubblico da casa, o dalla necessità di sbarcare il lunario, quando non si hanno altre alternative, cercando un improbabile terno al lotto attraverso la visibilità che concede il programma, talora per poco, talora per lungo tempo.

Il pubblico resta rapito: è la “suspence” collegata alle scelte sentimentali dei singoli, al fatto che spesso le loro antipatie o simpatie sono inspiegabili, o legate a meccanismi assolutamente incomprensibili. E’ l’antitesi tra queste stesse scelte che finisce per polarizzare anche chi segue da casa e fa il tifo per l’una o per l’altra opzione – e quasi sempre la preferenza di un tronista è divisa tra una classica brava ragazza e una più ribelle, meno catalogabile, molto spesso più “cafona”, al limite del maleducato. Il pubblico s’identifica e sceglie col tronista: bene o male, amore coniugale o amore passionale, tranquillità e serenità o montagne russe, casa e chiesa o discoteca e tradimento.

Un paese come l’Italia che ha amato dividersi tanto durante la sua poco più che centocinquantennale esistenza (Coppi o Bartali, DC o PCI, repubblica o monarchia) ritrova in questo programma un modo per continuare la sua tradizione, anche se magari su argomenti un po’ meno scottanti, ma di certo al livello della casalinga disperata o dello studentello in crisi di studio.

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