Ricorda la memoria: riflessione sul film “Still Alice”

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Still Alice

(Stati Uniti d’America; 2014)

Regia: Richard Glatzer, Wash Westmoreland

Soggetto: Lisa Genova

Sceneggiatura: Richard Glatzer, Wash Westmoreland

Produttore: James Brown, Pamela Koffler, Lex Lutzus

Produttore esecutivo: Emilie Georges, Celine Rattray, Marie Savare, Maria Shriver, Trudie Styler, Christine Vachon

Fotografia: Denis Lenoir

Montaggio: Nicolas Chaudeurge

Musiche: Ilan Eshkeri

Scenografia: Tommaso Ortino

Costumi: Stacey Battat

Cast: Julianne Moore (Alice Howland); Kristen Stewart (Lydia Howland); Kate Bosworth (Anna Howland); Alec Baldwin (Dott. John Howland); Hunter Parrish (Tom Howland); Shane McRae (Charlie Jones); Stephen Kunken (Benjamin).

Il film, uscito il 4 dicembre 2014 negli USA, diretto da Richard Glatzer e Wash Westmoreland, compagni nel lavoro, ma anche nella vita, prende ispirazione dal romanzo della neuroscienziata statunitense Lisa Genova. I due registi hanno avuto la brillante intuizione di lasciare libero il talento dell’attrice, Julianne Moore (che per questo ruolo ha vinto una trentina di premi, tra i quali l’Academy Award e il Golden Globe), nelle vesti della protagonista, Alice Howland.

Si tratta della tipica e perfetta donna moderna: è moglie e madre e lavora come docente alla Columbia University; soddisfatta e orgogliosa della propria vita, di spirito indipendente, ama il suo lavoro tanto quanto la sua famiglia e suo marito (Alec Baldwin). La storia inizia mostrandoci Alice che comincia a soffrire di qualche piccola dimenticanza, problema che via via diventa sempre più ricorrenti. Preoccupata, si sottopone ad uno screening alla fine del quale le viene diagnosticato un esordio precoce della sindrome di Alzheimer.

Inizialmente, Alice pensa di tenere nascosto il problema a chi che le sta attorno, ma alla fine deve fare i conti con la realtà e decide così di raccontare tutto ai familiari. Un po’ alla volta, poi, perderà il lavoro, i contatti con i suoi amici e la sua routine. Pur cercando di esercitare la sua memoria il più possibile, si rende conto che le sue capacità cognitive la stanno abbandonando sempre più velocemente.

Lo spettatore assiste, dunque, al dramma di una donna abituata a non dover dipendere da nessuno, la quale ha raggiunto diversi traguardi nella sua vita, la quale costituisce un punto di riferimento per i suoi figli, e che lentamente sparisce, perdendo identità e lasciando il posto ad un essere umano fragile, che incespica quando parla, che non riesce a ricordarsi dove ha lasciato il telefono, né dove si trova il bagno in casa sua, che scorda via via i propri impegni, i volti dei suoi amici, dei suoi stessi figli e di suo marito.

La frase che riassume il messaggio che il film vuole trasmettere è racchiusa in un discorso che la protagonista fa ad un convegno prima di perdere completamente i legami con la realtà: “Me la prendo con me stessa perché non riesco a ricordarmi le cose, ma ho ancora dei momenti nella giornata di pura allegria, di gioia e, vi prego, non pensate che io stia solo soffrendo. Se pure sto soffrendo, io mi sto battendo, sto lottando per restare in contatto con la realtà, con quella che ero una volta”. La protagonista è quindi obbligata ad imparare una nuova cosa: l’arte del perdere, giorno dopo giorno, ora dopo ora, momento dopo momento. Alice deve solamente accettare la propria sconfitta e tentare di ricordarsi che “noi non siamo la nostra malattia”, che non dobbiamo piegarci ad essa, ma guardarla fieri e accettare a testa alta ogni colpo che essa ci infligge.

Still Alice è un film indubbiamente drammatico, ma è anche molto di più. Si tratta di un inno alla vita, innalzato in onore di tutti coloro che, con forza d’animo, ogni giorno, combattono contro un problema fisico o mentale di qualsiasi natura; si tratta anche di un messaggio a chi vive in maniera inconsapevole, senza dare peso ad un aspetto della vita che sembra quasi scontato, come la memoria. La storia raccontata con maestria dai due registi (del resto, Glatzer è morto nel 2015 di sclerosi amiotrofica laterale e probabilmente alla sua convivenza con la malattia è dovuta la sincerità con cui ne affronta la descrizione in questa che è stata la sua ultima pellicola) ha quasi un effetto catartico: a chi lo vede viene spontaneo riflettere e capire che una vita priva di ricordi è, praticamente, quasi inimmaginabile – senza memoria un essere umano non può fare progetti, non può avere amici, conoscenze e familiari, in sostanza non può esistere nel vero senso della parola.

Still Alice insegna, però, che, se anche un uomo senza memoria non si ricorda del mondo, il mondo non si deve mai scordare di lui.

Christian Vita

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